(CAVALIERI MARVEL)
in:
UN ANNO FA (1° parte)
n .8
di Carlo Monni
New York City. Per alcuni è il
centro del mondo, per altri è l’equivalente moderno di Sodoma e Gomorra. C’è
del vero in entrambi i punti di vista, ovviamente. Per Luke Cage, detective privato
alquanto inusuale, è la città in cui vive e che ama e tanto gli basta. Ma che
cos’ha di tanto speciale questo detective di colore, a parte una non proprio
sobria scelta dei colori dei suoi abiti? Anni fa Luke si chiamava Carl Lucas e
si poteva definire un cattivo soggetto. Lui ed il suo amico Willis Stryker
percorsero insieme la strada che portava in cima alla gerarchia criminale di
Harlem ed è a questo punto che Il destino decise di divertirsi con la vita di
Marc Lucas non una, ma ben due volte. Tutto ebbe inizio con una ragazza: il suo
nome era Reva Connors e si mise con Willis; Carl non ci pensò più su, dopotutto
Willis era un amico e gli amici non si fregano a vicenda, giusto? Le cose
cambiarono una sera in cui i membri di una gang rivale intrappolarono Willis e
cominciarono pestarlo, decisi quasi certamente ad ucciderlo. Reva riuscì a
scappare ed a chiedere aiuto all’unico che conoscesse in grado di darglielo:
Carl Lucas. L’intervento di Lucas mise in fuga i nemici di Willis, salvandogli
la vita, ma Reva vide per la prima volta con chiarezza cosa significasse essere
la donna di Willis Stryker e decise di lasciarlo. Willis non la prese bene,
accusò Carl di aver messo Reva contro di lui e giurò di vendicarsi. Così finì
quella che era stata una bella amicizia e fu gettato il seme della rovina di un
uomo. Col tempo Carl e Reva scoprirono di amarsi e si sposarono, ma è proprio
qui che il destino beffardo si dette da fare per distruggere i sogni di Carl
Lucas. Bastò far trovare alla Polizia un certo quantitativo di droga
nell’appartamento di Carl e lui fu molto rapidamente condannato a vent’anni da
scontarsi nel penitenziario di massima sicurezza di Seagate. Reva ne fu
distrutta e si rivolse a Willis per aiuto, ignara che proprio Willis era la
causa dei guai di suo marito. Fu proprio l’amicizia con Willis a causare a
causare la morte di Reva in un conflitto a fuoco con un’altra banda rivale,
scontro a cui Willis fu riuscì a sopravvivere. Da questo punto in avanti Carl
Lucas ebbe un solo scopo nella sua vita: uscire dal penitenziario e vendicarsi.
Per questo accettò di sottoporsi ad un esperimento condotto dal Dottor Noah
Burstein, in cambio della liberazione anticipata. L’esperimento avrebbe dovuto
stimolare la rigenerazione cellulare attraverso un procedimento elettrochimico
di cui Lucas non capiva niente, Ed ecco intervenire, ancora una volta, un
destino beffardo, stavolta nei panni del Capo delle Guardie carcerarie di
Seagate, Rackham, un uomo che sfruttava il suo potere per sfogare i suoi
rancori e gli istinti sadici suoi prigionieri. Rackham mise la macchina al
massimo potenziale, ma se sperava di uccidere Carl, aveva sbagliato i suoi
calcoli, perché il prigioniero emerse dalla macchina, vivo, superforte e
pressoché invulnerabile. Approfittò di questi suoi nuovi poteri per fuggire. Le
guardie lo credettero morto, crivellato di proiettili, ma lui sopravvisse e
riuscì ad arrivare a New York dove ebbe la geniale idea di inventarsi un nuovo
mestiere, quello di eroe a pagamento ed adottò il nome di Luke Cage.
Col tempo molte cose sono
cambiate: Willis Stryker è morto, ma la vendetta non ha dato a Luke la
soddisfazione che sperava, il suo nome è stato chiarito ma lui è rimasto Luke
Cage. Da allora ha vissuto molte avventure, da solo od al fianco di nuovi amici,
ha avuto un’altra donna e non ha funzionato come avrebbe voluto. Ha fatto del
bene agli altri e questo gli da soddisfazione, ma, non basta a fargli
dimenticare certe cose, per questo ogni anno in questo giorno non manca mai di
visitare il cimitero dov’è sepolta sua moglie, per non dimenticare chi è e
perché lo è diventato,
Mentre ritorna nel suo
ufficio-abitazione posto sopra il Gem Theater nella 42° Strada, Luke ignora che
il destino ha deciso di preparargli nuove sorprese e che la prima lo attende
proprio nel suo ufficio. Chiamatelo istinto, o forse ha sentito un odore strano
o visto qualcosa di strano, nemmeno lui riuscirà a ricordarselo dopo, sta di
fatto che, proprio mentre apre la porta del suo ufficio, percepisce qualcosa
che non va e si spinge indietro. Troppo tardi forse, perché l’esplosione arriva
troppo rapida e squassa l’intero piano.
Quando Luke si sveglia sente
disorientato. Le immagini davanti a lui sono confuse, ha difficoltà a metterle
a fuoco, come una TV mal sintonizzata ed anche l’udito non va meglio, le parole
sono inintelleggibili, poco più che mormorii all’inizio e solo dopo un pò
diventano più comprensibili, anche se fa fatica a dar loro un senso compiuto.
Finalmente i sensi sembrano aggiustare il tiro e lui capisce di trovarsi su un letto
d’ospedale. Accanto a lui una donna in camice bianco:
<Claire?> mormora.
<Mi dispiace, Mr. Cage, non
sono Claire, il mio nome è Jane.>
A parlare è stata una donna
bianca dai capelli castani, che gli rivolge un sorriso cordiale. La mente è
strana, pensa Luke, era tanto tempo che non ripensava a Claire Temple. Luke
afferra il braccio della dottoressa e tenta di mettersi a sedere, solo per
ricadere subito dopo.
<Cosa mi è successo?>
chiede.
<Davvero non te lo ricordi
Luke?> interviene una voce maschile in
tono forzatamente allegro.
Luke si volta nella direzione
della voce e vede un uomo dai capelli rossi che indossa un giubbotto di pelle.
<Quentin Chase.>
esclama <Dovevo aspettarmi la
presenza di uno sbirro come te.>
<Sai com’è: tu ti metti nei
guai ed a me tocca raccogliere i cocci.> ribatte Chase <Allora, Luke, come ti senti?>
<Come se avessero fatto una
maratona di danza sulla mia testa e…
Ehi! Aspetta! Ora ricordo: c’era una bomba! Una f#@@u@a bomba del c#§§o
nel mio ufficio.>
<Modera il linguaggio Luke,
c’è una signora nella stanza. La dottoressa Kincaid qui presente potrebbe
scandalizzarsi.>
<Foster-Kincaid,
prego.> ribatte in tono semiserio la
dottoressa. <È questo che c’è scritto sulla targhetta, vede, Detective
Chase? Dr. Jane
Foster-Kincaid MD. Bello chiaro. E, comunque, ne ho
viste e sentite di peggio, mi creda e non mi scandalizzo facilmente.>
<Come desidera lei, madame.
Per rispondere alla tua domanda Luke: si hanno messo una bomba nel tu ufficio,
o forse dovrei dire nel tuo ex ufficio, visto quel poco che ne è rimasto.>
<È così brutta?> chiede
Luke <Dimmi la verità Chase: ci è andato di mezzo qualcuno?>
Il volto di Chase si fa cupo:
<Nel cinema di sotto. Tre
morti e dieci feriti, in buona parte per il crollo della struttura di
sopra.>
<Cristoforo Colombo... e
D.W.?>
<Il tuo amico Griffith sta
bene, ha solo ferite di poco conto. Credo che lo rimanderanno a casa in
giornata o, al massimo domani. Giusto dottoressa?>
Mentre Jane Foster annuisce, Luke
fa per alzarsi dal letto
<E non sarà il solo.> esclama
<Ho intenzione di trovare quel figlio di…>
Le gambe gli cedono
improvvisamente e sono Chase ed un’infermiera a sorreggerlo ed a rimetterlo a
letto.
<Non chieda troppo a se stesso
Mr. Cage.-> gli dice Jane Foster
<Se è sopravvissuto lo deve solo al suo fisico eccezionale. Abbiamo
passato sei ore a togliere dal suo corpo schegge di vetro, legno e tanta altra
roba. Un uomo normale al suo posto a quest’ora avrebbe come minimo un bel po’
di ossa rotte, sempre ammesso che fosse sopravvissuto. Lei è stato fortunato e
può davvero ringraziare la sua pelle d’acciaio o quel che è per questo.>
<Sei ore in sala
operatoria?> esclama Luke <Ma quanto tempo è passato?>
<Dall’esplosione?> risponde Chase <Più o meno 18 ore.>
<Diciotto ore... > ripete Luke, tentando di assimilare la
notizia.
<Chi pensi che sia stato?>-
gli chiede ancora Chase <Hai qualche
sospetto?>
<Ho solo l’imbarazzo della
scelta.> risponde Luke <Lo sai
anche tu: ho una lista di nemici lunga da qui alla California. Non importa:
chiunque sia stato il bastardo, lo scoverò e lo farò pentire di quel che ha
fatto, puoi contarci.>
Il giorno dopo.
Luke Cage non sa quanto ha dormito, tutta
colpa di quei maledetti sedativi, ma adesso si sente decisamente meglio. Tutto
merito del riposo e delle cure, Ok, ma anche l’avere un fisico potenziato come
il suo aiuta, giusto? Si mette a sedere sul letto. Gli gira un po’ la testa, ma
è una sensazione che sta già sparendo. Ok sta bene, ora deve solo andarsene e…
<Proprio non riesci a stare
tranquillo eh Luke?>
Luke conosce quella voce. Si
volta verso la porta della stanza e vede…
<Danny Rand! Sapevo che dovevi
essere stato tu ad aver pagato per questa bella stanza, io devo aver lasciato
scadere la mia assicurazione sanitaria.>
Daniel Rand avanza nella stanza
assieme alla sua donna, la Detective privata Misty Knight, e si chiude alle
spalle la porta.
<Sono felice di vederti di
nuovo in piedi.- dice a Luke. -Sono passato a trovarti ieri, ma eri ancora nel
mondo dei sogni.>
-Ora sto meglio.- risponde Luke
–Mi fa piacere vederti, fratello. Vedo che non temi di farti vedere con me
nella tua identità civile.-
Danny scrolla la testa.
<Non ho molto di cui
preoccuparmi.> risponde <Non credo
che saranno in molti a riconoscermi e ad associarmi ad Iron Fist, se è per quello.>
Luke si rivolge a Misty:
<Ho saputo che tu e Colleen vi
siete licenziate da Capi della Sicurezza della REvolution.
Come ve la passate adesso?>
<Stiamo riaprendo la Nightwing Restorations> risponde Misty
<I nuovi uffici saranno pronti fra un giorno o due. Vedremo cosa
riusciremo a combinare.>
<Ve la caverete alla grande, sorella, ne sono
convinto.> poi si rivolge a Danny e gli dice.
<Spero che tu mi abbia portato qualcosa da mettere
addosso, amico, perché quel che avevo addosso quando mi è esplosa la bomba in
faccia hanno finito di distruggermelo i dottori e non voglio uscire di qui con
questo camicione o come mamma mi ha fatto…
per quanto ci farei la mia bella figura.> conclude con un sogghigno.
Danny Rand appoggia un pacco sul letto.
<Non è rimasto gran che della tua roba... o del tuo
appartamento, se è per questo.> gli
dice
<Per questo
mi sono permesso di comprarti qualcosa. Certo non ha il fascino della tua
vecchia camicia gialla e della catena.>
Luke apre il pacco ed esamina gli abiti, poi si
rivolge a Misty.
<Faresti meglio a voltarti, sorella, non credo che
il tuo ragazzo apprezzerebbe se mi spogliassi davanti a te. Non vorrei
imbarazzare lui… o te.>
<Farò di meglio.> risponde ridendo Misty <Vado a far preparare i fogli per le tue
dimissioni. E non illuderti, non credo di perdermi granché, in fondo.>
<Sempre caustica la ragazza.> commenta Luke
togliendosi il camice.
In pochi minuti
è rivestito con un paio di Jeans, una maglietta rossa ed un giubbotto di pelle
scura. Ai piedi ha un paio di stivali, anch’essi di pelle.
<Non male.> commenta <Mi ricorda la tenuta con cui giravo a
Chicago. Andrà benissimo, almeno per un pò.>
Dopo l’esaurimento delle formalità di dimissione ed un
predicozzo della Dottoressa Foster, Luke e di suoi amici sono in strada, dove
li aspetta una Cadillac metallizzata.
<Diavolo, amico!> esclama Luke
<Meno male che volevi passare inosservato. Questo macchinone
l’avranno notato tutti in un raggio di mezzo miglio.>
Danny scrolla le spalle.
<Sapevo che saresti voluto uscire.> spiega <E non potevo lasciarti andare da solo,
su, sali adesso.>
Al volante c’è una bella rossa, Colleen Wing
<Ben arrivato Luke.> lo saluta <Sono contenta di rivederti. Mi sembri in
forma, tutto sommato.>
<Mancavi solo tu Colleen.> replica Luke <Anch’io sono contento di
rivederti.>
L’auto si stacca dal marciapiede ed imbocca la via,
troppo tardi per accorgersi di qualcuno che è appena uscito dall’ospedale ed ha
cercato di segnalar loro di fermarsi.
È una donna, giovane, attraente, lunghi capelli
biondi, raccolti a coda di cavallo, occhi azzurri vestita di jeans, maglietta
bianca e giacca nera.
<Cavoli!>
esclama <Mi è sfuggito, ma lo
ritroverò, prima o poi!>
La Cadillac si muove nel traffico cittadino e Colleen
chiede a Luke
<Allora, dove ti porto?>
Luke si porta una mano alla fronte, esclamando:
<Me n’ero dimenticato: il mio ufficio e appartamento non esistono
più, non ho un posto dove andare. Sarà meglio che mi porti in un alberghetto
economico.>
<Non se ne parla nemmeno.> dice Danny .
<Tu vieni a casa mia. Ci sono un sacco di stanze
vuote.>
<Spiacente amico, ma non voglio rovinare la tua
vita privata, la tua donna potrebbe uccidermi. Senza contare tutte le domande
che solleverebbe la mia presenza ed i media accampati davanti alla tua porta.
Meglio di no, me la caverò da solo.>
Danny sospira.
<Ok, me l’ero immaginato, ma ho voluto provarci lo
stesso. In fondo non hai torto, ma, per fortuna, ho una soluzione di riserva:
su prendi queste.- porge a Luke un mazzo di chiavi –Sono le chiavi di un
appartamentino che la Rand-Meachum usa per i clienti che vengono da fuori. Al
momento è vuoto, restaci finché vuoi.>
Luke le prende.
<Ok fratello, ci sto. Ti ringrazio davvero.>
<Non stare a pensarci troppo. Piuttosto se hai
bisogno di aiuto per …>
<No grazie. Il figlio di buona donna che mi ha
fatto questo servizio lo scoverò da solo, ma non temere. Se mi servisse aiuto,
chiamerò te e le due donzelle, contaci.>
L’auto è, nel frattempo, giunta a destinazione e Luke
è lasciato in un elegante, ma non pretenzioso, bilocale di SoHo. Adesso,
pensa, è il caso di farsi una bella
doccia e poi penserà al da farsi.
***
Entrato nella Sala Agenti del Distretto di Polizia di
Midtown Nord, Luke Cage trova il Detective Quentin Chase vicino alla
macchinetta distributrice di bevande.
<Salve Luke.>
lo saluta il poliziotto <Lieto di vederti di nuovo in piedi. Vuoi un
caffè?>
<Grazie, ma offro io.> replica Luke.
Inserisce una monetina nell’apposta fessura, seleziona
il beveraggio, aspetta e… non succede
niente.
<Ma che ç#@*§… > sbraita Luke <… è mai
possibile che non ne trovi una che funzioni?>
<Calma Luke.>
gli dice Chase e gli porge un’altra monetina <Provaci ancora.>
<Si, si, come no.>
La monetina cade nella fessura e dopo pochi istanti
ecco cadere un bicchiere… vuoto… e nient’altro.
Luke comincia a scuotere la macchinetta:
<Razza di disgraziata! O mi ridai i miei soldi o mi
dai il caffè, capito?>
<Calma Luke, al Dipartimento questi affari costano
sai?>
Improvvisamente, la macchina sembra animarsi ed ecco
caffè e zucchero scendere nel bicchiere di plastica.
<Ehi, finalmente!> esclama Luke, ma il suo grido di trionfo si
spegne quando si accorge che arriva più caffè di quanto il bicchiere possa
contenerne e che sta traboccando sui suoi stivali.
<Oh *§@#ç!>
Chase reprime una risata.
<Che razza di linguaggio.> commenta <Beh,
Luke, è chiaro che tu e questi aggeggi non siete fatti l’uno per l’altra.
Passando a cose serie immagino che tu voglia notizie sulle indagini.>
<Immagini giusto. Dunque: che c’è di nuovo?>
<Ascolta Luke, non pensare che solo perché ci
conosciamo da anni ed il Capitano Scarfe è un vecchio amico del tuo vecchio
socio Iron Fist, io sia obbligato a dirti tutti i particolari di un’indagine…
ma dal momento che sei qui, tanto vale che ti dica che finora abbiamo pochi
indizi. Aspettiamo i referti del laboratorio per saperne di più sull’esplosivo
usato.>
<Su quello ho qualche ragguaglio io.>
A parlare è una giovane donna bionda, la stessa che
già due volte era arrivata tardi per parlare con Cage.
<Ma guarda un po’.> dice Chase <Luke ti presento il più
bell’agente federale che abbia mai conosciuto, ma non riferirlo a mia moglie.
Questa è l’Agente Speciale Cassandra Lathrop dell’A.T.F. Cassie questo è il
famigerato Luke Cage.>
<Lo so, lo sto rincorrendo da quando ha lasciato
l’ospedale, ma non sono stata fortunata sinora.>
<Alcool, Tabacco ed Armi da Fuoco.
Interessante.> commenta Luke stringendo la mano che lei gli porge ed
ammirandone contemporaneamente il fisico.
La ragazza scrolla le spalle.
<Ed esplosivi, anche.> precisa <Siamo gli esperti in indagini sull’uso di
esplosivi non connesso al terrorismo. Certo il suo è un caso speciale, visto
che una delle vittime è classificata come superumano e, per giunta hanno usato
una massiccia quantità di esplosivo. Volevano essere ben sicuri di farla
fuori.>
<Credevo che le indagini federali sui superumani
spettassero all’F.B.S.A. Non l’hanno creato per quello?>
<Mmm, è ben informato. Beh non hanno ancora una
sezione Armi ed Esplosivi qui a New York, così diamo loro una mano... almeno per il momento, Mr. Cage.>
<Può chiamarmi Luke, se vuole o anche Cage, ma
lasci perdere il mister.>
<Ok. Ora, che ne direste di tornare alle indagini?
Presumo che siate interessati all’esplosivo.>
<Puoi scommetterci, pupa.>
<Chiariamo subito una cosa, Cage: io sono l'Agente
Lathrop o semplicemente Lathrop o magari Cassie, ma mai “pupa”, “bambola” o
cose simili, chiaro?>
<Chiarissimo, non c’è bisogno di scaldarsi.>
<Bene. Ora passiamo alle cose serie.>
Un bel tipino, pensa Luke, tutto sommato gli piace.
New York
City, Sede locale dell’A.T.F.
Luke Cage ha buoni motivi per ammirare l’Agente
Speciale Cassie Lathrop.
Innanzitutto, è una gran bella donna, con un fisico da
pin up ben evidenziato dalla maglietta e dai jeans aderenti; a quanto sembra,
però, è anche in gamba nel suo lavoro, lo si capisce mentre spiega a lui ed al
Detective Quentin Chase di Midtown Nord quel che i tecnici del suo ufficio
hanno scoperto sull’esplosivo che ha fatto saltare in aria l’ufficio/casa di
Luke qualche giorno prima.
<Si tratta di un composto
elaborato con base un esplosivo al plastico di fabbricazione ceca, potenziato
con una serie di additivi chimici, alcuni dei quali non ancora identificati. La
potenza dell’esplosione era calibrata per uccidere un essere dalla resistenza
superumana come lei, Mr. Cage.>
<Ti ho già detto di chiamarmi
Luke, Cassie.>
<Ok. Stiamo già ricercando sul
nostro database i possibili fornitori, nel frattempo: nessuna idea, Luke, su
chi potrebbe desiderare di vederti morto?>
Luke sogghigna rispondendo:
<Ragazza, non so se qui dentro
c’è abbastanza carta per scriverci tutto l’elenco.>
<Beh uno di loro può essere il
responsabile, Luke, e visto che mi sembra chiaro che è molto determinato ad
ucciderti, mi sembra anche chiaro che presto ci riproverà.>
E questo, pensa Luke, è proprio
una delle cose su cui conto per riuscire a beccarlo.
Una tavola calda sulla 42° Strada.
Questo è un posto anonimo dove
mangiare in fretta durante una pausa di lavoro. È qui che Luke Cage si ritrova
a mangiare assieme a Quentin Chase e Cassie Lathrop.
<Non so se è una buona idea
Luke.> sta dicendo la donna.
<Credi?> ribatte lui <Io non riesco a trovarne una migliore.
Insomma, se questo tipo mi vuole morto ci riproverà, giusto?>
<Si, lo ritengo molto
probabile.> interviene Chase <Ma questo non vuol necessariamente dire
che tu debba fare da esca.>
<E che scelta ho?> ribatte Luke
<Tanto ci proverebbe comunque allora tanto vale che …>
<-Ehi!> lo interrompe Cassie <Cos’è quel rumore?>
Luke si gira in tempo per vedere
… un mini missile stinger? Non perde tempo a stare a pensarci:
<GIU’!> urla afferrando
Cassie e gettandosi a terra con lei.
Un attimo dopo c’è un’esplosione;
la vetrina si frantuma in mille pezzi, i vetri saettano dappertutto assieme ad
altri detriti; poi, come tutto è iniziato, finisce.
Quando Luke alza la testa si
accorge che il locale è a pezzi. Il missile ha causato parecchi danni, si
sentono urla e pianti. Cassie è sotto di lui.
<Tutto bene?> le chiede.
<Si, credo di si.> risponde lei. <Non credo di avere niente
di rotto.>
<Meno male, ora se … ehi,
dov’è Chase?>
La risposta è lì accanto: Quentin
Chase giace in mezzo ai vetri, sangue gli cola da una ferita sulla fronte, gli
abiti sono stracciati.
<Chase!> urla Luke precipitandosi accanto a lui e per
prima cosa gli tasta il polso. Debole, ma c’è.
<Coraggio amico, non farmi lo
scherzo di morire.>
Dietro le sue spalle Cassie ha
già chiamato un’ambulanza col cellulare e Luke borbotta:
<Ti troverò maledetto bastardo
e quando l’avrò fatto ti pentirai d’essere nato, te lo giuro.>
Quando Luke si
sveglia da un sonno agitato quasi non ricorda di trovarsi in una casa non sua,
in un letto straniero. Del resto non ha più una casa od un ufficio da quando
questi sono saltati in aria a causa di un attentato da parte di un ignoto
nemico; un nemico che non ha esitato, per ucciderlo, a colpire coloro che gli
sono amici come: il giovane D.W. Griffith ed il Detective Quentin Chase; un
fatto che riempie Luke di rabbia, una rabbia che potrà trovare sfogo solo
quando il responsabile sarà nelle sue mani. Luke allunga una mano ed incontra un corpo sdraiato nel suo stesso
letto. Solo allora la sua mente si libera definitivamente degli incubi notturni
e lui si ricorda di Cassie Lathrop. Era
accaduto la notte precedente, dopo che erano scampati alla bomba che un ignoto
attentatore aveva fatto trovare in una delle abitazioni in cui gli agenti
dell’A.T.F. avevano fatto irruzione. Scampato il pericolo era accaduto
qualcosa: troppa adrenalina in circolo, forse, o magari qualche bicchierino di
troppo da parte di lei quando avevano festeggiato insieme lo scampato pericolo,
difficile dirlo adesso. Quello che conta è che si erano ritrovati insieme
nell’appartamentino di lei e le cose erano precipitate rapidamente. Cage non è
né un santo, né un ipocrita: non si è tirato indietro quando lei gli si è
praticamente offerta, non ha pensato che alla luce del mattino Cassie avrebbe
anche potuto pentirsene, del resto è da tanto tempo che vive alla giornata quando
di tratta di donne e di sesso e qualcosa gli dice che deve essere lo stesso per
la sua compagna di questa notte. Sono finiti sul letto quasi strappandosi i
vestiti e lei si è data a lui in modo totale. Finché non sono crollati, troppo
stanchi per continuare.
Ora, alla luce del
sole, Luke si chiede cosa faranno entrambi. C’erano posti negli stessi Stati
Uniti in cui per quello che hanno fatto sarebbero finiti in prigione o peggio,
ma quei tempi sono passati giusto? Ma forse hanno lo stesso a che fare col
motivo per cui lui l’ha fatto. Luke scuote la testa proprio mentre lei si agita
e si rigira nel letto, puntando i suoi occhi azzurri su di lui.
<Ciao.> dice
semplicemente.
<Uhm, ciao.>
risponde lui <Come ti senti?>
<Magnificamente.>
risponde Cassie maliziosamente <E
tu?>
Cage sogghigna
rispondendo:
<Mai stato
meglio. Ora, però, dovrò darmi una mossa. Volevo passare in ospedale da Chase e
poi sentire qualche informatore. Ti dispiace se uso la doccia?>
<Niente
affatto.> replica lei, passando le
mani sul suo petto.
<E a te
dispiace se la faccio anch’io insieme a te?>
<-No…
direi proprio di no.>
Luke Cage e Cassie
Lathrop lasciano l’appartamento di lei, diretti verso l’Ospedale. Non parlano
molto durante il tragitto e soprattutto non parlano di quanto è accaduto tra
loro. Ci sarà tempo per questo, pensano entrambi, meglio concentrarsi sul
lavoro adesso.
Dopo aver
parcheggiato i due si avviano verso l’entrata dell’ospedale e Cassie si rivolge
a Luke:
<Sai, io credo
che…>
Non termina la
frase.
Improvvisamente ha
uno scatto in avanti, come spinta da una forza invisibile e cade al suolo.
Luke rimane
sconcertato per un attimo, poi vede la pozza di sangue che si allarga dalla
nuca della ragazza e capisce ed è allora che dalla sua gola prorompe un grido
di rabbia e disperazione.
La morte di un
agente federale non è cosa di poco conto, potete scommetterci. Nel giro di poco
meno di mezz’ora dal fatto il luogo è letteralmente pieno di poliziotti
federali, statali e locali e di agenti della Scientifica in cerca d’indizi. È
pomeriggio avanzato quando Luke Cage termina di raccontare per la settima volta
(o è l’ottava?) la sua versione dei fatti.
In quel momento, da un’altra parte non molto
lontano, il Capo Medico Legale della Città di New York in persona, assistito da
uno specialista arrivato direttamente dalla sede del F.B.I. di Quantico in
Virginia, termina l’autopsia dell’Agente Speciale dell’A.T.F. Cassandra Agnes
Lathrop di anni 28, uccisa con un colpo di fucile di precisione alla nuca da un
killer al momento ignoto.
Quando Luke esce
dal Quartier Generale della Polizia il minimo che si possa dire è che è come
una polveriera pronta a scoppiare. Non ha bisogno di conoscere i riscontri
dell’autopsia per sapere che il killer non ha sbagliato mira, ha colpito
proprio chi voleva colpire e l’ha fatto per mandargli un chiaro messaggio: non
sei al sicuro e nemmeno lo è chiunque si avvicini a te. Va bene, pensa Luke,
raccolgo la sfida: ti troverò brutto bastardo e quando l’avrò fatto, non
resterà di te abbastanza da riempire un vasetto di marmellata. E chi vedesse il
suo sguardo in questo momento, saprebbe che non sta scherzando.
Continua...
Le
Note
Un numero speciale
per chi segue la serie di Luke Cage dal n.1 di questa serie, un riepilogo
generale per chi invece ha seguito le sue avventure anche sulla serie Marvel
Knights. Quanto avete letto infatti è l’insieme di tutti i paragrafi
riguardanti il nostre eroe nella serie curata da Carlo Monni. Ho deciso di
raggrupparli insieme in un unico episodio per farvi avere un quadro generale di
quanto è avvenuto nell’ultimo anno (contando
in tempo Marvel, s’intende!) a Luke, dato che nel finale di stagione di cui
mi sto occupando in questi giorni tutti i nodi verranno al pettine e tutte le
sottotrame iniziate prima da Carlo e poi da me verranno concluse. Valeva la
pena, quindi, dare un quadro generale anche a chi, magari non segue la serie di
Carlo.
Qualcuno ha preso di
mira Luke e alcuni dei suoi amici ci sono andati di mezzo. Chi è costui e
perché lo vuole morto? Non vi resta che seguire i prossimi numeri per
scoprirlo.
Per adesso è tutto
Carmelo Mobilia